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martedì 28 aprile 2020

Con Enel Cuore cambiano look gli spazi pubblici del liceo Artistofane di Roma


http://www.ppan.it/stories/con-enel-cuore-liceo-artistofane-di-roma/

Giovane studio della Capitale guidato da Giuseppe Vultaggio firma il progetto
Con Enel Cuore cambiano look gli spazi pubblici del liceo Artistofane di Roma

Un open space dal mix funzionale che si traduce in soluzioni ad hoc per la versatilità degli ambienti e la flessibilità degli usi.

Il Liceo Classico e Linguistico Aristofane di Roma cambia volto con il design di Giuseppe Vultaggio. Un progetto di rigenerazione e restyling degli interni finanziato da Enel Cuore – Onlus.

Un intervento dall’approccio semplice e vivace – costato 842 euro al metro quadrato – che propone ambienti dinamici nell’estetica e nelle funzioni: colori accesi, arredo modulare e pareti scorrevoli per una nuova dimensione dello studio.

I lavori realizzati in tre mesi hanno trasformato l’atrio e l’aula-teatro dell’edificio scolastico. L’ingresso è stato ripensato per ospitare postazioni per la lettura e l’incontro tra i ragazzi. Un’originale veste grafica interpreta il tema dell’albero in chiave geometrica, valorizzando la struttura portante e definendo visivamente la suddivisione spaziale.

Fulcro dell’intervento il rethink dell’aula-teatro: un open space dal mix funzionale che si traduce in soluzioni ad hoc per la versatilità degli ambienti e la flessibilità degli usi. Sono stati scelti pannelli scorrevoli e pareti attrezzate che consentiranno a studenti e insegnanti di riunirsi in eventi collettivi o di svolgere attività individuali.

Layout fluido con tre micro-aree: una per lo studio, una per la didattica e una per le proiezioni. Presenti anche un punto ristoro – angolo cottura con frigo bar – e un desk reception per il personale scolastico. Alla base del concept la parete attrezzata e l’arredo modulare, componibile e rimovibile: soluzioni che consentono di liberare completamente l’area centrale dell’open space e di sperimentare con l’allestimento degli interni.

La gradonata del vecchio teatro è stata convertita in zona lettura: un’aula con due lati di pannelli scorrevoli in plexiglass – per tutelare la privacy degli studenti garantendo il giusto apporto di luce naturale – e una speciale libreria con sedute integrate che definisce nicchie più raccolte e ideali per la concentrazione.

Parte del progetto anche la valorizzazione degli esterni. Nel giardino sono stati adottati sistemi di arredo tavolo-seduta per leggere all’aria aperta: postazioni studio con strutture circolari di diametro variabile tra 1 e 5 metri.

venerdì 17 aprile 2020

Post Covid-19

Giuseppe Vultaggio: «L’architettura deve dettare la linea per ridefinire gli spazi abitativi»





https://www.architettiroma.it/notizie/architettura/post-covid19-giuseppe-vultaggio-larchitettura-deve-dettare-la-linea-per-ridefinire-gli-spazi-abitativi?p=13832&fbclid=IwAR0LVm8kkr0j_1_P4DOzu57afsIVpzOGxiU-g0T55lEV9HDk-xXBm5e7VIw



La situazione «surreale» connessa all’emergenza epidemiologica da Covid-19, soprattutto in riferimento alle drastiche misure di distanziamento sociale adottate per arginare il contagio – e alla conseguente permanenza forzata nello spazio domestico per un numero elevato di persone -, deve aprire una riflessione sul rapporto tra ricerca architettonica e mondo delle costruzioni. In particolare per quanto riguarda l’urgenza di ripensare i modelli abitativi.
A dirlo è Giuseppe Vultaggio, architetto, classe ’76, titolare dello studio GVultaggio creative office, laboratorio creativo interdisciplinare di architettura e comunicazione visiva con base a Roma. «Ricerca architettonica e mondo delle costruzioni – afferma – sono due realtà che dovrebbero essere sovrapposte ma tra le quali, invece, si è creato da anni un un lento e progressivo distaccamento, una sorta di un gap».
Dagli anni Settanta in poi – continua Vultaggio – «le ricerche sui nuovi modelli insediativi e sul social housing sono state innumerevoli e di grande pregio: purtroppo, però, hanno prodotto un numero esiguo di realizzazioni». Gli architetti, in sostanza, hanno tentato di immaginare e progettare il futuro, «ma quando questo è arrivato davvero, in una chiave distopica, ci ha colti impreparati».
Di fatto, «siamo stati tutti rinchiusi in abitazioni che sono state pensate in riferimento a modelli abitativi superati e datati», spiega l’architetto, che aggiunge: «L’auspicio è che, in seguito alla grande crisi generata dall’emergenza epidemiologica, si possa avviare, sul tema, una riflessione sul gap tra ricerca architettonica e mondo delle costruzioni, giungendo finalmente alla conclusione che la prima debba necessariamente dettare la linea al secondo, e non viceversa».